Uscita dall’albergo con lo zaino in spalla mi incammino
sulla salita alla ricerca della via Santa Barbara (punto di partenza di un trek
indicato in vari siti). Dopo aver chiesto indicazioni a più persone che mi
invitano tutte a prendere un autobus per raggiungerla (“ma è in salita”, “ma è
lontana”) arrivo alla stradina in questione. Non vedo il nome da nessuna parte
ma un ragazzo mi conferma che è il posto giusto. Seguo la strada asfaltata,
oltrepasso un parcheggio, arrivo ad un bivio. Sulla sinistra un cartello indica
un agriturismo ma sulla strada dritta vedo un segnale giallo e mi avvio in
quella direzione. Arrivo in uno spiazzo con cancellate a destra e una casa di
fronte e imbocco una piccola mulattiera in salita grazie – devo dire - ad un
piccolo aiuto da parte di una gentile ischitana. Questa mi raccomanda
ripetutamente di non perdermi in quanto il sentiero è impervio e non ci sono tracce.
Mi consiglia vivamente di farmi accompagnare da qualcuno esperto. Solo quando
la rassicuro che sono un’esperta mi indica la direzione da seguire!
In effetti trovare il percorso non è facilissimo ed in un
paio di punti sono dovuta ritornare sui miei passi e cercare il sentiero
giusto. In alcuni tratti, più che di un sentieri si stratta di ruscelli
senz’acqua (è chiarissimo il motivo per cui il percorso è sconsigliato durante
o subito dopo giorni piovosi). In altri
diventa una comoda mulattiera. Inizio a
trovare segni in vernice rossa accompagnati dalla lettera “E” o “Epomeo” su
alberi e pietre. Li trovo rassicuranti e mi inizio a godere lo splendido
panorama sulla destra e le chiazze di ciclamini e altri fiori che sbucano
ovunque. In un grande pianoro incontro i primi esseri umani: si tratta di
alcuni contadini che stanno tagliando alberi e portandoli a valle con l’aiuto di alcuni cavalli. Sicura ormai
del tragitto, tanto più che ho la cima in vista, mi distraggo un attimo e mi
trovo su un sentiero che finisce in una piccola radura. La mia distrazione
viene ricompensata dalla presenza di una bella pozza d’acqua e di una parete di
rocce veramente suggestiva. Ritornata sul sentiero trovo la biforcazione che
porta a Forio (pallini gialli) e
proseguo verso l’Epomeo. Il sentiero sale ripido fino al colle dove sbuco
all’improvviso su una larga strada non asfaltata che in 10 minuti mi porta in cima. Scopro con piacere che il
Bar Ristorante La Grotta da Fiore, appena sotto la vetta, è aperto. Mi posso
così godere una bella bibita fresca e una vista splendida. Vi sono molti
turisti tedeschi sulla terrazza che affrontano con gusto grandi piatti di coniglio
all’ischitana. Visto che il sole
tramonterà solo tra molte ore decido di fare un salto in spiaggia. Ripercorro
il sentiero a ritroso e seguo i pallini gialli che mi portano a Forio.
Bella la chiesetta di Santa Maria al Monte a
metà strada. Decido che mi merito una spremuta d’arancia al Corbaro Park, un
grande area piena di fiori e di piante di ogni tipo dove il proprietario mi
racconta orgoglioso la sua storia e le avventure di una vita. Riparto e
raggiungo infine Forio, costeggio il porto, scatto un po’ di foto alla
chiesetta del Soccorso e mi incammino per la spiaggia di Citara, dove si
trovano peraltro i giardini Poseidon. La strada asfaltata e – presumibilmente –
la stanchezza mi fanno trovare interminabile il tragitto. A metà dell’ultima
salita un buon samaritano mi dà uno strappo in macchina per l’ultimo
chilometro. Finalmente sono su una splendida spiaggia, via le scarpe e subito i
piedi in acqua!
Il rientro è poco entusiasmante: stanno rifacendo il
capolinea del bus e devo ripercorre in salita sull’asfalto un buon tratto di
strada. Aspetto poi insieme ad altri che passi il primo mezzo per Casamicciola,
rassegnata come loro sulla mancanza di orari esposti o reperibili.
Fortunatamente alla Casa della Vela vengo accolta con grandi
sorrisi e curiosità sulla mia giornata e, dopo una bella doccia calda, mi
sprofondo in una comoda poltrona sulla terrazza, mi godo la vista del mare e il
profumo dei gelsomini, decisa a non muovermi più!